PARCHI DEL SALENTO: Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase
Scritto il | 24 maggio, 2013 | Nessun Commento
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Un parco verticale a tratti a strapiombo sul mare, pensato per tutelare lo spettacolare “scalino” con cui il tavolato carbonatico salentino precipita nello Ionio; caratteristici di questo territorio sono gli imponenti fenomeni carsici. Come per esempio i canaloni scavati dalle acque di antichi fiumi di cui i più notevoli sono: il Canale dei Cervi a Porto Badisco, il Canale di Castro, il Canale di Acquaviva a Diso, il Canale del Rio a Marina Serra, il Canal del Rio alla Guardiola di Corsano, il Canalone del Ciolo a Gagliano e i Canaloni di Leuca.
Tra le grotte, importanti per il loro valore paleontologico, archeologico e naturalistico, ricordiamo quella dei Cervi a Porto Badisco, delle Striare a Santa Cesarea, Romanelli, Zinzolusa e Palommara a Castro, Le Cipolliane di Marina di Novaglie e un’infinità ancora di grotte che fino a Leuca costellano la costa, più o meno grandi, in alcune si entra in barca, in altre solo a nuoto, altre ancora sottomarine, ma sempre suggestive ed emozionanti, meta di tour e gite in barca.
Difficilmente accessibile e di limitata coltivabilità, il parco conserva caratteri di arcaicità estrema nel paesaggio, nel patrimonio floristico, particolarmente ricco grazie all’estrema diversificazione microclimatica esistente: aridi costoni esposti ai venti e gravine con le loro gole in cui scorre in inverno acqua a volte impetuosa.
Specie subendemiche anfiadriatiche sono: il Vincetossico Adriatico, il Cardo-palla vischioso, il Kummel di Grecia, l’Efedra orientale, il Fiordaliso nobile, la Vicia giacobiniana e il Terebinto, caratteristici della zona più a nord del parco.
La Quercia Vallonea, l’Euforbia arborescente, il Polipodio meridionale, l’Alisso e il Fiordaliso di Leuca, diffusi soprattutto sulla punta estrema.
E ancora la Campanula piramidalis, il Diantus salentino, l’Anagyris foetida e tantissime altre specie sia erbacee che arboree.
L’area coincide con una delle principali rotte migratorie che vede il passaggio di specie anche rare come il Falco della Regina e il Falco Pellegrino.
In mare fino alla fine degli anni settanta erano abbastanza frequenti le Foche monache, che trovavano ambiente ideale per la riproduzione in alcune delle grotte della parte centrale del parco, le tartarughe Caretta Caretta ancora occasionalmente avvistate e anche alcuni grandi Cetacei che transitano sotto costa.
Ricchissima anche la fauna ipogea con esemplari anche rari.
Da ricordare poi i segni dei primi insediamenti umani: le incisioni paleolitiche nella Grotta Romanelli, le pitture neolitiche della Grotta dei Cervi, i manufatti ritrovati nelle Grotte Cipolliane e poi via via lungo la storia: la fitta rete dei muretti a secco, i resti degli insediamenti Messapici, delle Necropoli, delle Chiese Paleocristiane, delle Cripte ipogee Basiliane, dei villaggi rupestri, le pajare e le lliame, le antiche Masserie, le cave, il sistema delle Torri costiere di avvistamento, le vie del contrabbando di sale e tanto tanto ancora, fino all’attuale dramma degli sbarchi dei migranti in fuga.
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